Arte astrale di Piero Gambassi Piero Gambassi (1912 - 2002) "Le mie elaborazioni plastiche traggono origine dal bisogno di superare il vecchio concetto spaziale euclideo per il nuovo spazio della Relatività (continuo spazio- temporale) e di annullare gli attuali dilemmi estetici di "figurativo e astratto", di "formale e informale", sì da risolvere il dissidio tra realtà e astrazione e da ritrovare l'unità delle cose esistenti nell'Universo in un'arte intesa come ENERGIA in tutte le sue combinazioni: ENERGIA IRRADIANTE - ENERGIA TERMICA - ENERGIA ACUSTICA - ENERGIA CINETICA - ENERGIA ELETTROMAGNETICA - ENERGIA CHIMICA - ENERGIA ATOMICA: energia intesa soprattutto come spazio, come forma e come colore (Energia plastica)".
La teoria di Piero Gambassi sostiene che l'arte moderna non debba più rappresentare uno spazio, bensì essere spazio, inglobare energia e fonti di energia luminosa. Sin dal 1958, sui suoi quadri abitano pietre, specchi, laminati metallici e mille frammenti in grado di emanare luce. Anche nell'ultimo periodo di attività, l'artista ha continuato con enorme coerenza ad applicare i presupposti teorici elaborati in precedenza. Scrive di lui Umberto Baldini: "Non mai una frattura, un rifiuto, ma continuo andare avanti logico, su linee sempre limpide, con espressioni sempre esatte. Dal suo lontano apparire storico nel 1949 ad oggi certo sono corsi anni e motivi: ma in ogni suo atto è stata sempre una ricerca che via via si è rinnovata sulle esperienze passate (...)"1. Nel 1949 Piero Gambassi fondò la rivista BASE, a cui collaborarono personalità di spicco del panorama non solo italiano (Atanasio Soldati e Alberto Sartoris), ma anche internazionale. Fra gli altri, emerge il nome di Victor Vasarely, alle cui ricerche "optical" Gambassi è stato spesso associato. Lo spirito rivoluzionario della sua pittura trova conferma nelle sue frequenti partecipazioni alle mostre ed alle iniziative della Galleria Numero di Fiamma Vigo, a Firenze, frequentata negli stessi anni anche da Gigi Boni. Un ambiente culturale che attraeva chi orbitava nel clima Informale, ancora ben lontano dall'essere accettato nel capoluogo toscano alle fine degli anni Cinquanta. La presenza di Piero Gambassi in un contesto simile ne testimonia la pungente curiosità e la non scontata apertura ai linguaggi più aggiornati.
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