Risorgimento e libertàLa ricorrenza di 150 anni dal tempo dell’unità d’Italia può essere l’occasione di una riflessione sul cosiddetto risorgimento. Ma quella che insegnano a scuola è stata una guerra di conquista o una liberazione? Ed è stato tutto merito di Cavour e dei Savoia? Pare che ci fossero diffuse sensibilità di popolo che chiedevano libertà, democrazia, e si appellavano ad un comune sentimento di appartenenza ad una lingua, a una cultura e ad una terra. Molti erano repubblicani ispirati da Mazzini. Per esempio la spedizione di Pisacane dei 300 che sbarcarono a Sapri. Ma questi uomini volevano conquistare il Sud o semplicemente favorire una sua liberazione, e chiamare la sua gente a una presa di coscienza e ad una sollevazione? E infine il Sud è stato veramente liberato o semplicemente conquistato? E oggi? L’ultima canzone che Luigi Tenco presentò a Sanremo parlava proprio della spedizione che sbarcò a Sapri. Per quel che ne so, quel testo non venne accettato dai selezionatori del Festival e Luigi Tenco dovette cambiare le parole. Le parole originarie erano di un ragazzino che vede degli uomini sbarcare nella sua terra e poi li perde di vista e li vede in sogno. Ma non c’erano solo uomini che andavano da Nord a Sud per liberarlo o per farlo proprio. C’era anche un movimento in senso contrario. Quando nel 1848 le città del Nord si sollevarono, molti volontari partirono da Firenze, da Roma o da Napoli. Si parla sempre di Cavour e di Garibaldi, di uomini del Nord, ma secondo lo storico e letterato De Sanctis il padre della Rivoluzione italiana fu un calabrese, Guglielmo Pepe, che tra l'altro comandava un corpo di spedizione inviato da Ferdinando I in alta Italia dopo la sollevazione di Milano. In seguito Ferdinando I ordinò a tutti di ritornare a Napoli, ma Guglielmo Pepe e molti altri uomini del Sud non ubbidirono e andarono a Venezia a difendere la città e la regione insorta. Il Pepe fu nominato comandante generale. Anche il noto poeta napoletano Alessandro Poerio, amico di Leopardi e Ranieri, accorse a Venezia per difenderla ma nel terribile assedio che seguì fu ferito a morte. Riporto qui una sua poesia d’amore per la città lagunare: Veneziadi Alessandro PoerioO Venezia, mai più l’intimo canto Sgorgommi, come in te da vivo affetto! Mai più sentii la voluttà del pianto Come al tuo dolce aspetto!
Tu occorri a me quasi benigna amica Conscia gentil d’ ogni dolor secreto Dell’anima profonda; e par che dica: - Ancora esser puoi lieto -
Una quïete nel mio cor s’induce Ch’io perduta credei ne’ lunghi affanni; E mi circonda una serena luce Al tramontar degli anni.
Correva il mio pensier libero e vago Pe’ campi intatti ancor di Fantasia: Ma teco sempre, ogni più dolce imago Venne, o Vinegia mia.
Benché nato colà, dove più ride Sotto limpido ciel l’onda tirrena, E inghirlandata Napoli s’asside, Città della Sirena,
Ebbi di te, che di Natura sei D’Arte e Gloria e Sventura eletta cosa, Desio supremo, e altrove non potrei Trovar ricetto o posa. Personalmente proporrei di creare una "sentiero della poesia", una specie di "cammino di Santiago" che percorra spazi della nostra storia, visitando luoghi dove riposano alcuni grandi poeti italiani e dedicando un po' di tempo alla lettura delle loro poesie. Il percorso che propongo parte da Trieste, per ricordare Umberto Saba, prosegue con Ravenna, dove riposa Dante, poi mi piacerebbe fermarmi in Toscana per ricordare Giovanni Boccaccio da Certaldo, proseguire con Napoli, dove riposano le spoglie di Virgilio, Giacomo Leopardi e del più moderno Massimo Troisi. Finirei in Sardegna, dove riposa Antonio Gramsci oppure in Basilicata, presso lo Ionio, dove visse la poetessa Isabella di Morra, per ricordare l'importanza del genio e della virtù femminile nella letteratura e nella cultura. In questo cammino si potrebbero leggere brani e poesie di poeti e poetesse delle varie parti d'Italia. Qualcuno è interessato?
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